IL PERIODO STORICO DA TIBERIO A CLAUDIO
Alla morte di Augusto il clima politico cambiò profondamente: alla libertà e alla liberalità subentrò l'assolutismo, accompagnato da un dispotismo violento, prepotente e crudele.
Ad Ottaviano Augusto successe Tiberio che regnò poco più di venti anni, dal 14 al 37. Questo imperatore è stato giudicato in modi diversi fin dall'antichità ed intorno a lui c'è stato sempre un vivo dissenso che non è cessato neppure oggi. Alcuni storici antichi, come Tacito e Svetonio, lo dipinsero con tinte fosche, quasi fosse un impasto di dissolutezza, crudeltà e finzione; altri, come Velleio Patercolo, lo ritennero sia un valente generale sia un grande imperatore. Gli storici moderni tendono a rivalutare la sua figura, ma è innegabile che sotto il suo regno si venne a creare un clima di oppressione, di delazione ed un'atmosfera di servitù che vedeva coinvolti anche e soprattutto personaggi altolocati come consoli, senatori e cavalieri.
Con Caligola, figlio del grande e saggio Germanico, la situazione, già critica, peggiorò. Egli governò solo quattro anni, dal 37 al 41, ma il suo periodo ci è stato tramandato come dominante dalla sua follia criminale. Anche la figura di questo imperatore è stata leggermente rivalutata dalla critica moderna ed alcuni episodi e suoi atteggiamenti sono stati rivisti in chiave più serena ed equidistante. In ogni modo vero è che quello non fu certo un periodo di serenità .
Con Claudio (dal 41 al 54) la situazione fu diversa. È vero che con lui spadroneggiarono i liberti, a lui fedeli e da lui insigniti dei più delicati posti di comando; è vero che notevole influenza ebbero le sue mogli, ma sicuramente Claudio non fu l'imperatore imbecille che una letteratura avversa e di parte (Seneca, Tacito e Svetonio) ci ha voluto tramandare. Questo imperatore fu vittima, dopo la sua morte, dell'ostilità degli ambienti repubblicani e senatoriali, oltre che della cerchia di Nerone che gli succedette. Questo gli costò il pessimo ricordo pervenuto.
La verità , in effetti, è molto diversa: Claudio condannò a morte la moglie Messalina (a dimostrazione che non era poi così succubo) e si distinse per imprese militari, per la realizzazione di importanti opere pubbliche, per la buona organizzazione della provincia, per la sua vasta cultura nei campi della storiografia, della matematica e dell'idraulica.
La letteratura, in ogni modo, è condizionata dalle vicende storiche e dagli avvenimenti che si succedettero.
Alla morte di Augusto il clima politico cambiò profondamente: alla libertà e alla liberalità subentrò l'assolutismo, accompagnato da un dispotismo violento, prepotente e crudele.
Ad Ottaviano Augusto successe Tiberio che regnò poco più di venti anni, dal 14 al 37. Questo imperatore è stato giudicato in modi diversi fin dall'antichità ed intorno a lui c'è stato sempre un vivo dissenso che non è cessato neppure oggi. Alcuni storici antichi, come Tacito e Svetonio, lo dipinsero con tinte fosche, quasi fosse un impasto di dissolutezza, crudeltà e finzione; altri, come Velleio Patercolo, lo ritennero sia un valente generale sia un grande imperatore. Gli storici moderni tendono a rivalutare la sua figura, ma è innegabile che sotto il suo regno si venne a creare un clima di oppressione, di delazione ed un'atmosfera di servitù che vedeva coinvolti anche e soprattutto personaggi altolocati come consoli, senatori e cavalieri.
Con Caligola, figlio del grande e saggio Germanico, la situazione, già critica, peggiorò. Egli governò solo quattro anni, dal 37 al 41, ma il suo periodo ci è stato tramandato come dominante dalla sua follia criminale. Anche la figura di questo imperatore è stata leggermente rivalutata dalla critica moderna ed alcuni episodi e suoi atteggiamenti sono stati rivisti in chiave più serena ed equidistante. In ogni modo vero è che quello non fu certo un periodo di serenità .
Con Claudio (dal 41 al 54) la situazione fu diversa. È vero che con lui spadroneggiarono i liberti, a lui fedeli e da lui insigniti dei più delicati posti di comando; è vero che notevole influenza ebbero le sue mogli, ma sicuramente Claudio non fu l'imperatore imbecille che una letteratura avversa e di parte (Seneca, Tacito e Svetonio) ci ha voluto tramandare. Questo imperatore fu vittima, dopo la sua morte, dell'ostilità degli ambienti repubblicani e senatoriali, oltre che della cerchia di Nerone che gli succedette. Questo gli costò il pessimo ricordo pervenuto.
La verità , in effetti, è molto diversa: Claudio condannò a morte la moglie Messalina (a dimostrazione che non era poi così succubo) e si distinse per imprese militari, per la realizzazione di importanti opere pubbliche, per la buona organizzazione della provincia, per la sua vasta cultura nei campi della storiografia, della matematica e dell'idraulica.
La letteratura, in ogni modo, è condizionata dalle vicende storiche e dagli avvenimenti che si succedettero.